Ho deciso di pubblicare questo commento arrivato sul post del bullismo della settimana scorsa, scritto dalla mia amica Dora, un insegnante, una mamma e tra un pò una psicologa, visto che sta studiando psicologia.
Le caratteristiche del bullo e della vittima. Leggi anche: Il bullismo a scuolaLe avevo chiesto di farmi un post quando ne avesse avuto la possibilità, ma in questo periodo è sotto esami, oltre che dover curare la famiglia e quindi non pensavo che riuscisse e invece eccolo qui. Il suo contributo preziosissimo e spero che più avanti possa darci un pò dei suoi apprezzati approfondimenti.
Ciao Ale, Le caratteristiche del bullo e della vittima:il bullismo è una piaga ormai della nostra società e noi genitori dobbiamo essere pronti ad affrontarla. Ad esempio parlandone fra di noi, con gli insegnanti, e tutte le persone che si occupano della crescita dei nostri figli. Purtroppo siamo in un momento storico in cui sembra che le persone aggressive, furbe, maliziose siano le migliori. Non è così! Cerco d’insegnare ai miei figli ad essere persone per bene, ovvio però che non voglio che vengano usati come tappetini dal bullo di turno. E sì sono una mamma chioccia ma questo non c’entra con il rispetto che bisogna avere tra pari. Mi raccomando mantenete sempre alta la guardia, spesso la vittima non ne parla e ovviamente non lo fa nemmeno il bullo che sa bene che non sta tenendo un comportamento consono. Fate domande e dite sempre ai vostri figli che se vedono un episodio di bullismo devono sempre denunciarlo a voi oppure agli insegnanti o educatori. Il profilo del bullo Si tratta di bambini o ragazzini che si mostrano aggressivi verso i coetanei, verso gli insegnanti ed anche i genitori. Sono impulsivi, scarsamente empatici, incapaci di stabilire relazioni positive, elevato livello di autostima. Non tentano di mascherare la debolezza con l’aggressività. Hanno bassa tolleranza alla frustrazione e difficoltà nel rispettare le regole. Dan Olweus ha elaborato degli indicatori del possibile bullo e della probabile vittima. Indicatori del possibile bullo ■prende in giro ripetutamente; Il profilo della vittima Le vittime prescelte sono indifferentemente maschi o femmine, spesso cauti, riservati, timorosi e sensibili. Se molestati tendono a non reagire, hanno scarsa autostima e un’immagine negativa di sè. A scuola vivono una condizione di solitudine e abbandono. Il ripetuto attacco dei coetanei aumenta inevitabilmente l’ansia, l’insicurezza e abbassa l’autostima. Gli studenti vittimizzati sono fisicamente più deboli, hanno paura di farsi male o essere feriti, risultano incapaci nelle attività sportive ed hanno scarso coordinamento corporeo. La vittima ha difficoltà ad affermarsi nel gruppo dei coetanei, tende a rapportarsi meglio con gli adulti, tuttavia non racconta i soprusi che subisce, nè ai genitori, nè agli insegnanti. I compagni di scuola difficilmente stringono amicizia con lui, o per paura di essere etichettati come già lo è lui, o per disprezzo. Questo atteggiamento collettivo tende, in genere, a sfociare nel totale isolamento. Una volta diventato bersaglio di molestie, il ragazzino eletto a vittima, verrà infastidito anche dagli altri compagni, perchè ritenuto facile bersaglio, e il bullo non proverà sensi di colpa nei suoi riguardi. Si sviluppa così un processo di deumanizzazione che fa del vittimizzato un individuo che merita di essere picchiato e sottomesso. Le numerose ricerche hanno portato a sfatare la credenza che vedeva la monocausalità del bullismo nei contesti abitativi poveri e degradati. Ci sono, infatti, studenti aggressivi e non aggressivi, in proporzioni simili in tutte le classi sociali. I fattori che giocano un ruolo preponderante in tale fenomeno sono molteplici. Possiamo indicarne di seguito alcuni: ■Dinamiche psicologiche: Bulli e vittime presentano modi specifici di interpretare e ricostruire mentalmente e narrativamente le interazioni sociali (nei bulli, difficoltà ad identificare le emozioni altrui e ad interpretare i segnali sociali; nella vittima, un deficit specifico circa il riconoscimento della rabbia e opera una “lettura soggettiva” dell’evento stressante, assumendo su di sè la colpa di quanto accaduto); L’atmosfera familiare ed in particolare gli stili educativi messi in atto dai genitori hanno un loro peso nella crescita di un individuoe nella costruzione della sua identità (Ad es: le vittime hanno relazioni più solide e rapporti più positivi con i propri genitori, in particolare con la madre); rappresenta la sfera sociale del ragazzo, è il suo “mondo”. E’ importante sapersi relazionare con esso, poichè diventa l’immagine pubblica di sè, è il luogo dove ci si sperimenta, luogo di confronto e di costruzione della propria identità. (Nell’ambito del bullismo si innescano nel gruppo dinamiche si esclusione e di appartenenza al gruppo, a differenza del gioconon vi è alternanza di chi possiede il potere); Luogo dell’istruzione, scandito da precise regole e orari. All’interno di essa si costruiscono svariati rapporti interpersonali e si viene costantemente valutati, non solo dagli insegnanti ma anche dal gruppo dei coetanei. Il personale scolastico ha il compito di educare gli studenti, osservarne i comportamenti, accogliere le richieste di aiuto ed intervenire qualora sospetti la presenza del fenomeno. ■La Televisione e videogiochi: (ruolo preso in esame da numerose ricerche negli ultimi 30 anni, tuttavia nessuna di esse è riuscita a dimostrare se realmente vi sia un legame diretto fra la visione dela violenza e l’aumento del comportamento aggressivo agito da chi ne fruisce).
Dora ti ringraziamo molto per il tuo approfondito contributo :). |
Grazie per questo contributo. Il ritratto del bullo è il ritratto sputato di una compagnetta di mia figlia. Quando ho fatto notare questo particolare ad altri genitori (e agli insegnanti) hanno minimizzato: “Ma che vuoi farci…son bambini…”. Intanto io ho dovuto gestire i pianti di rabbia e impotenza di mia figlia di fronte agli atteggiamenti prevaricatori di questa bulletta. Niente di grave per carità, tutto nella norma, ma sicuramente il clima che respira mia figlia in classe non è dei migliori. Io ho fatto tutto quello che era in mio potere incoraggiando e motivando mia figlia a farsi rispettare e a trovarsi delle amiche, insomma a formare gruppo per conto suo e adesso va meglio.
Brava Anna hai fatto bene, fare il meglio che possiamo é l’unica cosa che possiamo fare, d’altronde non possiamo certo sostituirci ai nostri figli, anche se in situazioni del genere vorremmo!
Ale, carissima, lo sai che avrei voluto essere molto più esaustiva, infatti mi sono limitata ad un modestissimo e piccolo contributo oltretutto ripreso da bibliografia del settore, presto avrò finito con questi esami (almeno fino ad ottobre, quando dovrò ricominciare)ed allora sarò ben lieta di condividere con te argomenti che attirano l’interesse soprattutto di noi mamme, impegnate ad accompagnare i nostri figli, lungo il tortuoso cammino della vita da adolescenti, TVB Ale
bel contributo, ho letto molto volentieri. grazie Ho un bimbo di 7 anni e mezzo, bisogna stare sempre con gli occhi aperti.
Ciao a tutte.
Sono capitata per caso in questo blog e non posso non dare il mio piccolo contributo.
Sono un’educatrice laureata in scienze della formazione e noto purtroppo sempre più spesso che l’attenzione data a questo fenomeno non è mai abbastanza. La frase ricorrente “che ci vuoi fare,sono ragazzi!” distoglie l’attenzione da un fenomeno che nasconde pericoli ben più complessi!
Occhi (e soprattutto cuore) aperto,perchè vostro/a figlio/a potrebbe essere la vittima,ma potrebbe anche trasformarsi nel bullo/a di turno,ed è un grido d’aiuto che cercano di far arrivare,un invito ad essere ASCOLTATI!
Un saluto a tutti/e!
Marina
Grazie Marina cercheremo distare il più possibile con gli occhi aperti!
E tutto vero