La cosa che mi ha più colpita in questo libro é che, indipendentemente dal grado d’istruzione della neomamma e dal suo lavoro, la reazione all’essere rimaste incinte é stata la stessa: vergogna, paura, senso di colpa.
Quasi le stesse reazioni che hanno le donne che subiscono uno stupro, ma é mai possibile? Nel paese che viene preso in giro perché le mamme sono troppo mamme, le aziende fanno mobbing a tal punto sulle donne? Ho letto addirittura di una donna incinta che ha continuato a lavorare in uno studio dentistico, nascondendo la gravidanza per paura di essere licenziata, e il suo bambino a causa delle radiazioni é nato senza le dita delle mani e dei piedi!
Il suo datore di lavoro non può essere colpevolizzato perché non lo sapeva, anche se lui con il suo comportamento a terrorizzato a tal punto la donna; da impedirle di dire la verità!
Qualcuno l’ha paragonata a un campo di battaglia. È la maternità delle donne che lavorano e vorrebbero continuare a farlo senza subire stress e umiliazioni anche quando scelgono di mettere al mondo un bambino. Invece, in Italia come in nessun altro paese europeo, lavoro e maternità rischiano di diventare parole inconciliabili.
Molte che avevano un rapporto di lavoro fisso, tornando in ufficio o in fabbrica, vengono messe nell’angolo e a volte mobbizzate, per spingerle a dimettersi. La rigidità sugli orari, che al di là della retorica della flessibilità sembra la parola d’ordine delle aziende, provoca scontri drammatici.
Lo stesso congedo di maternità più che come un diritto comincia a essere visto come un privilegio, mentre spuntano un’altra volta le vecchie lettere di dimissioni in bianco. Il risultato è nelle cifre. Almeno una giovane mamma su cinque lascia il posto e in molti casi non lo ritroverà. E’ ancora peggio fra le precarie, le ragazze dei contratti a termine o a progetto, che per non essere mandate via nascondono il pancione come una colpa e spesso rinunciano alla maternità perché non possono contare su uno stipendio stabile né su un posto all’asilo nido, spesso irraggiungibile.
Valentini racconta per la prima volta nel suo complesso questa realtà dura e preoccupante, dando la parola da una parte all’altra d’Italia a manager e donne delle pulizie, a pubblicitarie e a operatrici dei call center. Ci porta negli uffici dei sindacati e delle poco conosciute Consigliere di Parità, fra le mamme ragazzine di Scampia e le dottoresse precarie della sanità pubblica, dimostrando come la maternità, nell’Italia di oggi, è diventata il punto d’attacco al lavoro delle donne e alla loro parità.
Ma anche fra le mamme lavoratrici qualcosa si muove. Dai siti, dai blog e da nuove associazioni chiedono rispetto e diritti, compreso quello della maternità universale. E cominciano a portare in tribunale aziende e amministrazioni pubbliche che le discriminano perché madri.
Un tema molto delicato… Ed un libro che mi piacerebbe molto leggere. Ne prendo nota.
é davvero molto bello te lo consiglio