Staminali del cordone ombelicale: una speranza per la salute delle famiglie

A cura di: Ufficio Stampa Sorgente

 

Per ogni futuro genitore, il momento della scoperta dell’attesa di un figlio cambia ogni prospettiva. Nella scala delle priorità, da quell’istante, al primo posto ci sarà sempre la vita del bambino che sta per venire al mondo, la sua serenità e quindi, prima di ogni altra cosa, la sua salute. Per questo le coppie in attesa hanno il diritto di conoscere tutti i metodi di prevenzione disponibili, come la conservazione cellule staminali del cordone ombelicale. Combattere contro la malattia di un figlio è la più grande delle sfide, e come tale richiede preparazione. Conservare il cordone del proprio figlio al momento della nascita è una delle “armi” che abbiamo per contrastare molte patologie, come dimostrano i casi, sempre più frequenti, di trattamenti con cellule cordonali che hanno prodotto importanti miglioramenti nei pazienti sottoposti a trapianto.

 

Gli esempi positivi nel mondo sono tanti, come quello di Jan, un bimbo tedesco di cinque anni affetto da anemia aplastica che, grazie alle cellule del cordone donate dal fratellino, sta combattendo contro la malattia ed è tornato a casa con la sua famiglia [1]. La mamma del bimbo è molto felice dei progressi e dei miglioramenti del figlio, ma sa che se fosse stato conservato il sangue del cordone del bimbo malato, il trattamento della patologia avrebbe potuto iniziare già tempo prima.

 

Molti, infatti, sono i casi di risultati positivi raggiunti grazie al trapianto autologo, cioè l’utilizzo delle cellule cordonali dello stesso paziente. Negli Stati Uniti una ragazzina di nove anni sottoposta a un trapianto autologo di staminali conservate al momento del parto ha sconfitto la leucemia linfoblastica acuta che l’aveva colpita. Adesso la giovane è tornata a frequentare la scuola e come gli altri bambini conduce una vita normale [2]. Un altro bimbo, Dallas Hextell, colpito da paralisi cerebrale, sottoposto a trapianto autologo di staminali del cordone, ha oggi riacquistato la possibilità di esprimersi, interagire e perfino camminare [3]. Charlie Whitaker, un bambino di quattro anni colpito dall’anemia di Blackfan-Diamond, patologia che ostacola la produzione di globuli rossi, grazie alle cellule cordonali ha migliorato in modo evidente le sue condizioni, fino a non avere più bisogno delle continue trasfusioni di sangue [4].

 

Storie di coraggio e vittorie di famiglie che devono combattere con tutte le forze contro la malattia si sentono anche nel nostro Paese. Come quella di Mohammed, un bimbo di sette anni operato all’ospedale di Pavia che, grazie alle cellule cordonali prelevate dal fratello più piccolo, lotta per sconfiggere una grave patologia che ostacola la produzione delle difese immunitarie [4]. Come i genitori dei bambini di cui abbiamo citato i casi, tanti hanno combattuto e continuano a combattere ogni giorno contro terribili malattie. Molte coppie che hanno scelto di conservare le cellule prelevate dal cordone del proprio figlio e che con coraggio hanno dato fiducia a terapie sperimentali, hanno potuto offrire una nuova speranza al proprio bambino.

 

Per ulteriori informazioni: www.sorgente.com

 

Note

1. Trapianto eseguito il 26 settembre 2005 presso la Facoltà di Medicina di Hannover.

2. Blood Transplantation in the Treatment of a Child With Leukemis. Pediatrics 2007; 119: e296-e300

3. Fonte: Los Angeles Times.

4. Fonte: ADUC – Associazione per i Diritti degli Utenti e Consumatori.

 

 

 

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