Non so se è capitato anche a te di sentirti sopraffatto dalle cose da fare e pensare durante la giornata. Io sono quella che spunta la check list e organizza la lista della spesa nel dormiveglia. Regina drl multi-tasking, che poi abbiamo scoperto che il multitasking non esiste semplicemente ci spostiamo ad andare tra un task e l’altro. Poi mi lamento che sono stressata!
4000 settimane che sarebbero indicativamente quelle che vivremmo se arrivassimo ad 80 anni.
Sentiamo che esistono modi significativi e appaganti di impiegare il tempo ma non sappiamo dire di preciso quali siano, e passiamo sistematicamente le giornate a fare altro, la produttività è una trappola.
L’efficienza non fa che aumentare la fretta. Fare «tutto» oggi non significa che saremo liberi domani. Nessuno nella storia dell’umanità ha mai raggiunto l’equilibrio tra vita privata e lavoro, qualsiasi cosa esso sia.
4000 settimane, la trama:
Diciamo le cose come stanno: la durata media della vita umana è scandalosamente breve. Chi tra noi raggiungerà gli 80 anni avrà vissuto poco più di 4000 settimane. Com’è possibile formulare piani ambiziosi in un lasso di tempo così effimero?
Lo spettro delle caselle di posta elettronica stracolme, della pila di abiti da stirare e delle vacanze da prenotare aleggia sopra di noi, spingendoci a compilare liste, piani, cartelle per ottimizzare il nostro tempo. Ma così finiamo per dimenticare il nocciolo della questione: come spendere al meglio le nostre giornate.
Oliver Burkeman, columnist del Guardian e scrittore bestseller, ripercorre il pensiero di filosofi, monaci, artisti e studiosi in un manuale che mira a liberarci dall’ossessione di «dover far tutto». Un invito pratico e insieme profondo ad abbracciare i nostri limiti e a lasciare andare l’illusione di controllare tutto, riconoscendo la gioia e l’importanza nascosta in ogni piccola scelta intrapresa.
La brevità della vita umana ci induce necessariamente a mettere al centro dei nostri pensieri la gestione del tempo, il time management come dicono gli inglesi, escogitando stratagemmi che ci permettano di impiegarlo al meglio.
Ma siamo sicuri che massimizzare la nostra produttività, costruire la perfetta routine quotidiana, incastrare tutti gli appuntamenti sia la strada che conduce a vivere un’esistenza piena e significativa?
Lo scrittore e giornalista inglese Oliver Burkeman ha tentato in ogni modo di aumentare la propria efficienza per guadagnare tempo, ma ha finito per scontrarsi con una verità ineluttabile: se il tempo assomiglia a un nastro trasportatore inarrestabile, diventare più produttivi significa aumentare la velocità del nastro, incrementando lo scoramento davanti a sempre nuove liste di cose da fare.
Finché ha avuto un’illuminazione: il problema non sta nella finitezza del tempo, ma nella nostra ossessione di avere tutto sotto controllo, nell’illusione che sia possibile fare tutto e anche di più in un tempo finito, posponendo indefinitamente il momento in cui potremo goderci la vita.
Partendo da questa scintilla di consapevolezza, l’autore decostruisce le cattive abitudini – nostre, certo, ma alimentate dal sistema in cui viviamo – e creato un percorso dove i concetti di fallimento strategico (definire intere aree di vita in cui non ci aspettiamo di raggiungere l’eccellenza), valorizzazione dei traguardi anche piccoli, ricerca dell’originalità nel quotidiano e allenamento a «non fare niente» sono risposte brillanti e controcorrente alla tirannia delle lancette.
Un bestseller che cambierà per sempre la nostra percezione dell’esistenza e ci insegnerà a «entrare del tutto nello spazio e nel tempo», per riuscire finalmente a realizzare, giorno per giorno, quanto di meraviglioso è davvero possibile.