Quali soldi fanno la felicità?: Perché le donne non sono pagate abbastanza, e altre domande audaci


Quali soldi fanno la felicità?: Perché le donne non sono pagate abbastanza, e altre domande audaci di Annalisa Monfreda.

Ho letto tutti i precedenti libri di questa autrice che mi piace molto e seguo sia la newsletter che Rame, il podcast che cerca di insegnarci a sfatare il tabù dei soldi.

Sono anni ormai che affermo che l’ultimo tabù rimasto è il denaro. Ci diciamo tutto ma difficilmente ammettiamo quanti soldi guadagniamo e questo non fa che penalizzarci perché c’è troppa differenza tra gli stipendi. Soprattutto tra uomini e donne e spesso lo stipendio è troppo basso rispetto al costo della vita che invece è sempre più caro.

Quali soldi fanno la felicità?: Perché le donne non sono pagate abbastanza, e altre domande audaci, la trama:

Sono alcune delle domande audaci che scandiscono questo piccolo saggio di contro-educazione finanziaria, che ci porta a riconoscere di quanti e quali soldi è fatta la nostra felicità e a riscrivere il nostro personalissimo modo di gestire e pianificare le finanze.

Quando decide di lasciare il lavoro dipendente, Annalisa Monfreda si avventura in una conversazione inedita con il suo estratto conto.

Si accorge che per lungo tempo ha considerato il “non parlare di soldi” una qualità morale, senza mai domandarsi quali conseguenze avesse.

Seguendo il filo della propria relazione incompiuta con i soldi, ne individua le radici nella sua storia familiare e in un modello socio-economico che, da una parte, monetizza il nostro valore e, dall’altra, ci educa a tacere l’argomento denaro.

Attraverso i microfoni del podcast “Rame”, l’autrice si fa raccontare da oltre cento persone la loro storia finanziaria più intima.

Scopre che ognuna prova vergogna o senso di colpa per le scelte che ha fatto, per i soldi che ha perduto, per quelli che non riesce a guadagnare, o che possiede senza esserseli sudati.

Siamo tutti soli con il nostro conto in banca, che più sparisce dai discorsi, più costituisce l’impalcatura su cui si reggono le nostre relazioni, i desideri e la speranza nel futuro.

Non deve essere per forza così. L’ipotesi di fondo, la fiducia che muove la scrittura del libro, è la convinzione che possiamo cambiare la nostra relazione con i soldi, togliere loro il potere e scippargli il controllo sulla nostra vita semplicemente mettendoli al centro della conversazione.

E che questa nuova relazione, oltre a renderci più felici, possa rappresentare una delle spinte più forti verso la trasformazione di un sistema economico che riteniamo inamovibile, quasi fosse una legge naturale. Ma che è solo l’ennesima storia che ci siamo raccontati.

Quanto siamo condizionati dalla nostra storia familiare dei soldi?
È colpa delle donne se sono più povere degli uomini?

Quanto ci pagano è davvero la misura del nostro valore?
Perché il modo in cui spendiamo i soldi influenza la geografia delle nostre relazioni?
Possiamo essere più felici consumando meno?

Sono alcune delle domande audaci che scandiscono questo piccolo saggio di contro-educazione finanziaria, che ci porta a riconoscere di quanti e quali soldi è fatta la nostra felicità e a riscrivere il nostro personalissimo modo di gestire e pianificare le finanze.

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