Dalla parte di Cassandra è stato un libro che mi ha fatto molto riflettere.
Ho imparato a compiacere e a soddisfare i desideri degli altri prima ancora di imparare a leggere e scrivere.
Quali fossero il mio posto e il mio ruolo, l’ho compreso senza che nessuno me lo spiegasse, semplicemente osservando le azioni e le reazioni degli adulti intorno a me.
Non ho mai visto una donna della mia famiglia, che si trattasse di mia nonna, di mia madre o di una zia, chiedere di non essere disturbata e reclamare riposo, mentre ricordo chiaramente che era normale per entrambi i miei nonni rifugiarsi in una stanza e pretendere uno spazio e un tempo sacrosanto e inviolabile. Gli uomini avevano un loro studio, le donne si muovevano da una stanza all’altra, attraversando porte sempre aperte per rispondere a ogni richiamo e risolvere questioni piú o meno importanti.
Il monfo che mi ha cresciuta, non mi ha mai permesso di pensarmi sullo stesso piano degli uomini, le cui necessità non venivano mai messe in discussione. Ne prendevo atto e mi adeguavo di conseguenza.
Dalla parte di Cassandra, la trama:
Se uomini e donne ricevono un’educazione diversa e imparano a seguire regole diverse, allora è difficile immaginare che possano guardare alle relazioni amorose – e al potere che le attraversa – nello stesso modo.
Per parlare di consenso, e per trasformare un concetto filosofico nella bussola che permetta di individuare l’abuso, Carolina Capria parte dal modo in cui maschi e femmine vengono socializzati, evidenziando gli stereotipi che ancora oggi fanno parte dei nostri pensieri e giudizi.
Lo fa senza fare sconti nemmeno alla propria, di educazione, perché stare dalla parte di Cassandra non è mai la scelta piú semplice.