In questi giorni ho letto il libro
P. S. Scrivimi sempre
Il libro dello scambio epistolare tra le due amiche, Laura Torrisi e Sara Gazzini, durante il periodo del lock down.
l’attesa. Il tempo che non passa mai e l’incertezza. Si può scappare di fronte a tutto, ma non di fronte al tempo che non passa, perché quello ti costringe a guardarti dentro e forse anche a valutare te stessa come non avresti mai voluto. Perché mettersi in discussione è sempre un po’ soffrire.
Qualche volta che ho pensato di ritornare sui miei passi, riguardo ad una relazione, è stato come dare a lui una pistola in mano. E se per caso il primo colpo mi ha mancata, il secondo mi ha preso in pieno.
P. S. Scrivimi sempre, la trama:
Cos’è l’amicizia? Qualcosa del tipo: “Ti chiamo.” “No, guarda, non ho nulla da dire.” “Ti chiamo, staremo zitte.”. Durante il lockdown, Laura e Sara non possono incontrarsi come fanno ormai da anni. Per non perdere di vista la loro amicizia, per continuare a sentirsi vicine, iniziano un lungo scambio di e-mail.
Scrivono come se chiacchierassero davanti a un bicchiere di vino, parlando di tutto, anche di quello che, forse, non saprebbero confessare neppure a se stesse.
La loro corrispondenza diventa una sorta di danza, tra risate e commozione, coraggio e leggerezza. E a rileggere tutto adesso è un po’ come accadeva coi diari segreti da bambine.
Si sentono le emozioni e la stanchezza di certe giornate, il sapore del pane e olio, il profumo dei limoni, le coincidenze che non esistono, le canzoni di Ultimo cantate a squarciagola, i tramonti a piedi scalzi sulla sabbia, il compleanno dei figli, gli amori andati male e quelli con la A maiuscola.
Gli attacchi di panico, la malattia, la forza delle donne, la forza delle mamme, il peso dei figli portati in braccio dopo che si sono addormentati in macchina, i pianti, la voglia di ricominciare, la voglia di dire qualcosa di importante, di amare innanzi tutto se stesse.
Lettera dopo lettera, pezzetto dopo pezzetto, Laura e Sara imparano (se mai davvero si può imparare) a voler bene alle loro cicatrici, a perdonarsi, a non rimanere legate al sasso che le ha fatte cadere, a non aver paura di essere felici per davvero.