Hikikomori: I giovani che non escono di casa

Hikikomori: I giovani che non escono di casa.

un libro dello psicologo Marco Crepaldi.

Gli Hikikomori non ha niente a che fare con: l’Internet Addiction, che consiste nell’essere dipendenti da videogiochi, aste online, sexaddiction eccetera.

In questo caso internet aiuta a trascorrere il tempo chiusi in casa ma non è la causa.
Anche se io credo che il fatto che si possa stare virtualmente insieme agli altri, un po’ fa passare la voglia di uscire e vederti dal vivo.

Gli Hikikomori, soggetti ad isolamento totale volontario, non sono depressi, almeno non tutti, in genere si isolano per fuggire dalla sofferenza che provoca loro la socialità e all’interno della propria abitazione riescono a ritrovare, seppur momentaneamente, quell’equilibrio che invece non sono stati in grado  di trovare l’esterno.

Questa patologia è stata riconosciuta in Giappone durante gli anni Ottanta e poi si è scoperto che non è presente solo lì ma in tutto il mondo. A me ha fatto davvero impressione leggere questo libro, perché sia mio figlio che molti ragazzi di oggi, stanno in effetti tantissimo in casa e a noi sembra strano. Quando eravamo giovani dovevamo litigare con i nostri genitori proprio per il contrario, cioè noi volevamo stare fuori casa e loro ogni tanto volevano vederci.

Addirittura durante la pandemia del covid-19, sembra che non hanno nemmeno troppo sofferto perché erano già abituati al Lockdown.

A me questa cosa fa molto impressione perché secondo me, diventerà sempre più difficile socializzare.
È un disagio sociale che colpisce anche chi ancora esce ma solo perché è obbligato a farlo per andare a scuola o al lavoro e comunque anche quando è in mezzo agli altri risulta isolato.

I momenti più pericolosi sono quelli del passaggio dalle scuole medie alle superiori perché inizia il rapporto con l’altro sesso, i cambiamenti dell’adolescenza e i professori sono meno comprensivi.

Un altro momento è quello in cui c’è il passaggio dalle scuole superiori all’università oppure al lavoro quando il ragazzo deve diventare adulto e non sa quale strada scegliere quindi spesso è la pressione sociale che li fa isolare.

Gli hikikomori sono differenti dai nett acronimo che sta per: not engagement in Education employment or training ovvero; persone che non studiano, non lavorano e non sono interessati a farlo perché questi ultimi mantengono una vita relazionale del tutto normale.

Spero che questo disagio migliori perché mi sembra assurdo che dei ragazzi a cui non manca nulla decidano come di mettersi in prigione per non affrontare la vita.

Hikikomori: I giovani che non escono di casa, la trama:

Il termine giapponese hikikomori significa letteralmente “stare in disparte” e viene utilizzato per riferirsi a coloro che si isolano dal mondo sociale per mesi e anni, autorecludendosi nella propria abitazione e tagliando ogni contatto diretto con l’esterno.

Si tratta soprattutto di giovani maschi, fragili a livello relazionale e ipercritici nei confronti di una società nella quale arrivano a non riconoscersi più come parte integrante.

In Giappone tale fenomeno ha assunto dimensioni allarmanti, con oltre mezzo milione di casi accertati, ma i numeri sembrano essere in crescita in molte nazioni economicamente sviluppate, tra cui l’Italia, dove si stima ci siano centinaia di migliaia di casi.

Nonostante la sua diffusione, il fenomeno è tuttavia ancora poco conosciuto e coloro che ne soffrono si sentono spesso soli e incompresi nel proprio disagio.

Nel presente testo verranno discussi gli ultimi studi effettuati dai ricercatori di tutto il mondo, elaborando una prima definizione di hikikomori e cercando di offrirne un’interpretazione critica.

Inoltre, verranno presentati i risultati dalla prima indagine statistica nazionale condotta sul fenomeno italiano, con il coinvolgimento di oltre trecento partecipanti.

2 commenti su “Hikikomori: I giovani che non escono di casa”

  1. Ciao! Conoscevo il fenomeno in quanto una amica ha presentato la sua tesi di laurea proprio su questo argomento. È terribile, veramente. Una tristezza impressionante. Grazie di suggerire questo libro.

    Clizia

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    • Guarda sono rimasta veramente senza parole, se penso che noi facevamo la lotta contraria con i nostri genitori, che non volevano farci uscire e A noi da adolescenti piaceva tantissimo stare in mezzo alla strada. Mi preoccupa molto il fatto che questi ragazzi oggi preferiscono stare rintanati in casa.

      Rispondi

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