Ronaldo, un Cristiano buono: fuori e dentro il campo
Cristiano Ronaldo è passato alla Juventus l’estate scorsa, sconvolgendo e stravolgendo gli equilibri di mercato mondiali e italiani soprattutto, che dopo un decennio di noia in cui ha fatto da spettatrice ai folli mercati altrui, è tornata per un attimo ad essere il centro del mondo. Trenta milioni di euro annui ci sono voluti per convincere il portoghese non tanto a lasciare Madrid, la cui storia matrimoniale si era ormai da tempo frantumata, quanto a preferire la meta torinese ad altre più mediatiche: dallo United al Psg, fino a mete esotiche escluse poi dal portoghese, desideroso di restare nel calcio che conta.
I soldi non sono tutto, ha così motivato il lusitano, che magari in Cina avrebbe percepito il doppio: non che 30 dalla Juve siano pochini. 420 mila euro a settimana, è vero, ma di Ronaldo bisogna rimarcare l’essere probabilmente il giocatore più attento alla beneficenza che vi sia nel panorama mondiale, almeno per quanto noto pubblicamente. Non solo donazioni di denaro, ma di sangue, midollo e numerosi altri gesti che sono rimasti impressi.
Un Cristiano che ha dovuto convivere con momenti difficili sin dall’infanzia, cresciuto in un quartiere piuttosto povero ed un padre più attaccato alla bottiglia, che agli affetti. Poi la dura malattia della mamma, superata qualche anno fa e a cui Cr7 è profondamente legato: una donazione da 140 mila euro all’ospedale che tenne in cura la madre fu emessa dal conto del portoghese. Celebre anche le cure prestate al malcapitato tifoso che fu bersaglio di una punizione scagliata da Ronaldo in Inghilterra, o la donazione dal midollo in favore del figlio del connazionale e collega Carlos Martins.
Il motivo per cui non ha alcun tatuaggio, a differenza del 99% degli altri calciatori, è la sua costante opera di prelievo del sangue. E poi ancora la vendita di copie del pallone e scarpa d’oro all’asta per valori superiori al milione di euro totale, distribuite fra scuole a Gaza e ospedali fino all’enorme disponibilità sempre mostrata nei confronti di chi gli chiede un selfie.
Il Ronaldo uomo è uno dei rari casi di chi riesce ad essere fuori dal campo all’altezza di quello che è nel rettangolo di gioco. Uno studio bwin sulla Champions League ha recentemente rivelato come sia lui il giocatore più determinante nella storia della Champions League, in base ai dati rilevati da un algoritmo che ha valutato gol, assist, presenze e bonus realizzati dalla fase a eliminazione diretta in poi. Supera dunque l’eterno rivale Messi, che occupa la seconda posizione ponendosi poco prima di un’altra leggenda merengues: l’ex n.7 Raul. Inevitabile che nella graduatoria degli ultimi dieci anni pesino le tre Champions vinte di fila dal Real: sul podio infatti troviamo Kroos che precede Lewandwoski.
Il polacco, mai vincitore della coppa, ha però mantenuto negli anni un’altissima media voto: inferiore solo a quella dell’onnipresente Ronaldo. Che con la tripletta all’Atletico e la remuntada completata, punta a sfatare il tabù bianconero dopo 23 anni.