Hot stuff di Ava Lohan

Hot stuff è un libro di Ava Lohan, è la prima volta che leggo questa autrice. Il romanzo mi è piaciuto, però contiene racconti di scene di sesso molto esplicite, quindi non è per tutti.

Malcolm Hill chiamato Hot stuff è un famoso campione di basket che ha esagerato con alcool e droghe, così per punizione viene mandato ad allenare la squadra femminile di basket della sua vecchia università che è all’ultimo posto all’interno del suo campionato.

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Anche io ho avuto delle resistenze all’inizio perché adoro la carta stampata. Ti posso assicurare che se lo proverai non tornerai più indietro.

Si legge bene come la carta, senza riflessi. È leggero e può contenere migliaia di titoli. Senza dimenticare che ovviamente gli ebook costano meno rispetto ai libri e non prendono polvere.

Hot stuff la trama:

Malcolm Hill è il temporale.

Porta il caos nella mia università, nella mia squadra, nella mia vita.

È la stella dei Chicago Thunderstorms, e ha sempre i riflettori puntati addosso.

Lo odio.

Perché mi sta rovinando l’esistenza.

Perché non crede in me e nella mia squadra e mi tratta come una bambina.

Perché è troppo attraente e mi distrae.

Mi fa desiderare di infilarmi nel suo letto.

Mi fa pensare che tutte le regole, alla fine, vanno infrante.

Ma sarebbe molto stupido.

Io ho diciannove anni.

Lui ventotto.

Io sono solo una studentessa.

Lui è Hot Stuff. Fama, soldi e sesso sono la sua routine.

Io sono il capitano della squadra femminile di basket.

E Malcolm è il mio nuovo coach.

 

ROMANZO AUTOCONCLUSIVO

Il romanzo contiene scene di sesso

 

«[…] Dico bene, Sam?» Sembra sul punto di baciarmi. E Dio, quanto lo vorrei. Però si scosta e se ne frega della mia bocca che si apre perché desidera la sua. «Ti ho mandata così tanto su di giri che ora non vedi l’ora di farti sco**re da qualcuno. Chiunque esso sia. E questo fa di te una ragazzina stupida. Io non me le sco*o le ragazzine stupide» termina al mio orecchio. Mi prende le guance con la mano libera e me le schiaccia. «Vuoi andare a quella festa?» Mi lascia e comincia ad allontanarsi. «Allora vai, va’ pure a divertirti, ma te lo ripeto per l’ultima volta: a Boston ti lascerò in panchina.»

Sento le lacrime pungermi gli occhi. Il verso che emerge dalla mia gola ora non è di eccitazione, ma di irritazione e impotenza. «Ti odio» grido fuori di me. «Mi hai sentita?» urlo più forte. «Ti odio, ca**o!»

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