La vita dolce
L’autrice è amante dei classici Greci e in special modo di Epicuro, è sua la massima che ci insegna a pensare che dobbiamo morire, non perché fosse pessimista, ma perché pensando al fatto che siamo solo di passaggio ci impegneremmo a godere di tutte le piccole cose che la vita ci offre.
Unico a dare spazio a poveri e ricchi nella sua scuola perché per lui la cultura e la felicità erano bene di tutti.
La vita dolce la trama:
Quante volte abbiamo rimandato un’occasione di felicità come se fosse l’inizio di una nuova dieta o l’iscrizione in palestra? E se fosse oggi il momento giusto per concedere a noi stessi il diritto ad avere la vita che vogliamo? Per riconoscere ai nostri bisogni profondi la stessa importanza dei doveri di cui ci facciamo carico?
Quando ho letto questo titolo ho subito pensato che si ricollegava alla mia parola dell’anno 2019 Gioia .
È proprio questo il contenuto del messaggio di Epicuro, il maestro fondatore dell’unica scuola che come materia d’insegnamento principale ha la gioia di vivere. La vita dolce accompagna i lettori in un imprevedibile viaggio alla scoperta dell’ironica saggezza di Epicuro, della potente eleganza di Lucrezio e della comicità di Orazio, che risplendono in nuova traduzione capace di restituirne la voce fresca e viva.
L’autrice fa dialogare i maestri antichi con la realtà contemporanea e con amici vecchi e nuovi – come Omero, Peggy Guggenheim, Hugh Grant, Arthur Rimbaud e la nonna di Jay-Z – che ci insegnano a lasciarci alle spalle i pensieri inutili per assaporare la poesia della vita.
Per conquistare questa gioia, fondata sull’amicizia, sul godimento dei piaceri più autentici e sulla capacità di imparare a scegliere quello che ci fa stare meglio, non bisogna fare fatica né tanto meno stravolgere la propria vita: basta qualche esercizio semplice ma non banale, come guardare in faccia le stelle, offrire un caffè al vicino di casa o imparare a essere disobbedienti.
Grazie a questo libro riscopriremo i segreti della saggezza mediterranea, che sono da sempre nel nostro dna culturale e che troppo spesso la frenesia della nostra vita ci porta a dimenticare, entrando nel giardino di Epicuro come a una festa «senza liste all’ingresso, dove puoi arrivare vestito come ti pare, toglierti le scarpe e sederti sull’erba a chiacchierare fino a tardi».
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