Il parto cesareo

Il parto cesareo è uno dei modi per partorire.

Personalmente ho partorito con il cesareo entrambi i miei bambini, con First perché era grande già a 38 settimane (4,200 kg) avevo iniziato a dare segni di pressione alta e lo staccamento delle membrane, la rottura delle acque e l’induzione attraverso la flebo di ossitocina, non aveva dato nessun risultato. Il canale del parto chiuso era e chiuso era rimasto! quindi siamo passati alla sala operatoria per il cesareo che devo dire a me non ha portato alcuna controindicazione, sono stata benissimo già dal giorno dopo e con Second lo stesso.

Ma veniamo ad un po’ di dati: Da diversi studi è emerso che in Italia avvengono il triplo dei parti cesari rispetto al resto d’Europa. È stato messo in luce che parte di questo fenomeno è causato comportamenti opportunistici da parte delle aziende sanitarie che possono ottenere, in tal modo, rimborsi più elevati e di conseguenza si eseguono parti cesarei anche quando le condizioni fisiche della paziente non lo richiederebbero.

La regione che si trova a capo di questo triste primato è la Campania con il 62,4% di parti cesarei, e le province con il maggior numero sono quelle di Napoli e Salerno, in cui la percentuale dei cesarei si aggira attorno al 65%. Fortunatamente esistono anche strutture che fanno accezione, come l’ospedale S. Leonardo a Castellammare di Stabia, che nel 2014 ha svolto solo il 22% circa di parti cesarei, dato che è addirittura al di sotto della media nazionale.

Al secondo posto troviamo la Sicilia con il 50,6% di parti cesarei, a seguire la Puglia (46,1%), il Molise (45,0%)… mentre le regioni più meritevoli sono risultate il Trentino Alto Adige (24,1%) e il Friuli Venezia Giulia (23,2%).

Da i vari dati emerge che il problema, sebbene sia diffuso in tutta Italia, sai però più evidente nel mezzogiorno. Il 43% dei parti cesarei risulterebbe ingiustificato, secondo il ministero della sanità, è una delle prove di questo è data dalla forte presenza di cartelle e schede di dimissioni risultano non coerenti tra loro. Questo è stato evidenziato nel 78% delle cartelle prese in esame in Sicilia, nel 56% in Puglia e nel 46% in Calabria e nel 44% dei casi in Lombardia e nel Lazio . Vanno benissimo invece Veneto e Liguria, dove non c’è alcuna differenza tra i due documenti, nonché Valle d’Aosta e provincia autonoma di Trento. Il controllo è stato effettuato dai Nas su oltre mille e cento cartelle raccolte nelle varie regioni. Inoltre, non solo vi sono casi in cui le documentazioni non risultano coerenti tra loro, ma è stata anche riscontrata la presenza di numerose cartelle ‘’vuote’’. La più alta percentuale di cartelle cliniche non valutabili per assenza di documentazione si registra in Sicilia (72%), Lombardia (31%), Lazio (24%) e Calabria (23%).

Le controindicazioni di parti cesarei eseguiti inutilmente non solo si riscontrano da un punto di vista di costi maggiori per il sistema sanitario (il costo è più del doppio rispetto al naturale), ma rappresenta anche un rischio non necessario in quanto si hanno rischi 3 volte maggiori di decesso della madre a causa di complicanze anestesiologiche e si ha una maggiore probabilità di riscontrare complicanze come lesioni urologiche (37 volte maggiore) o rottura dell’utero (42 volte superiore).

Futura Mamma

Debora Monica Ercolano

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