Ritenuta d’acconto solo fino a 5000 euro lordi di guadagno
Come blogger e non avendo al Partita IVA lavoro in regime di ritenuta d’acconto, verso tramite chi mi fornisce lavoro, il 20% di quello che guadagno e non ho obbligo di versamenti Inps. Ma la ritenuta vale fino a un max di 5000 euro lordi. Quest’anno ci sono arrivata, quindi per il 2014 sono andata dal commercialista per avere una visione più chiara, e rendermi conto se era necessario aprirmi una Partita IVA con il regime dei minimi.
Lui me l’ha sconsigliato dato che è un lavoro occasionale, ed io ad oggi non so se guadagnerò gli stessi soldi, ma se mi apro la partita IVA anche se con il regime dei minimi, anche se non dovessi guadagnare nulla, sarei comunque obbligata al pagamento dei contributi che sono un minimo di 3000 euro l’anno! (con la riforma Renzi finché sarà in piedi c’è lo sconto del 30%).
Per quanto riguarda i clienti esteri non serve applicare né la ritenuta d’acconto né la marca da bollo da 2 euro (necessaria quando la ricevuta supera i 70 euro). E resta fermo il limite dei 5.000 euro percepiti, sopra il quale è obbligatoria l’iscrizione alla gestione separata inps.
La ricevuta dovrà contenere la dicitura “prestazione fuori dal campo di applicazione dell’Iva ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. n. 633/1972”.
Il commercialista mi ha spiegato che se dovessi superare i fatidici 5000 euro (speriamo!) é possibile fare un altro tipo di ricevuta, dirlo al committente e pagando l’INPS la gestione separata, ma vediamo cos’è nel dettaglio.
La collaborazione occasionale con ritenuta d’acconto:
Il collaboratore esegue un lavoro per il committente come se fosse un professionista (pur non avendo una partita IVA), per un periodo di tempo e un compenso limitati. La natura del rapporto deve essere appunto “occasionale” e non c’è nel rapporto lavorativo la natura di subordinazione.
Dal punto di vista pratico, al momento del pagamento della prestazione, il collaboratore deve produrre una ricevuta al committente che provvederà a saldarla.
Per il committente la convenienza è pari a quella che avrebbe se il collaboratore avesse partita IVA, forse un po più laboriosa dovendo anzi assolvere l’onere aggiuntivo di versare e gestire la burocrazia legata alle ritenute d’acconto.
E’ sicuramente più economica perché con la collaborazione occasionale, non vengono versati contributi previdenziali.
La Gestione Separata è un fondo pensionistico finanziato con i contributi previdenziali obbligatori dei lavoratori assicurati e nasce con la L. 335/95 (art. 2, c. 26) di riforma del sistema pensionistico, anche nota come riforma Dini.
Vediamo invece in cosa consiste, il regime dei minimi della partita IVA.
Uno dei requisiti fondamentali richiesti per usufruire del regime fiscale agevolato, è il rispetto della soglia massima di reddito annuo conseguito; soglia che non potrà superare il limite di 30.000 euro.
– non deve avere esercitato, nei 3 anni antecedenti l’apertura, attività artistica, professionale e d’impresa, anche se svolta in forma associata o familiare.
– la nuova attività non deve essere una mera prosecuzione di una precedente, svolta in qualità di lavoratore dipendente o autonomo (fatto salvo il periodo di praticantato svolto per l’iscrizione in appositi albi professionali).
Chi rientra nel regime dei minimi:
– non dovrà tenere e registrare le scritture contabili relative all’Iva e alle imposte dirette;
– non dovrà effettuare le liquidazioni iva periodiche;
– non sarà soggetto al versamento dell’Irap;
– non sarà soggetto agli studi di settore;
– non dovrà presentare la dichiarazione annuale iva.
– Non dovrà applicare la ritenuta d’acconto.
Gli obblighi contabili:
Chi opera nel regime dei minimi dovrà adempiere ai seguenti obblighi contabili:
emettere, numerare in modo progressivo (adeguandosi alle recenti modifiche apportate e chiarite dall’Agenzia delle Entrate con la risoluzione n.1/E) e conservare le fatture di acquisto e le bollette doganali;
– certificare i corrispettivi;
– pagare l’iva sulle transazioni commerciali intracomunitarie e in tutti gli altri casi in cui l’imposta sia dovuta, effettuando il versamento entro il 16° giorno del mese successivo a quello in cui le operazioni sono state effettuate.
Per quanto tempo può essere applicato il regime dei minimi?
Il regime dei minimi potrà essere applicato per un periodo massimo di 5 anni.
Tuttavia, se allo scadere del quinquennio il contribuente non avrà ancora spento la trentacinquesima candelina, il diritto alla permanenza nel regime dei minimi potrà essere prorogato fino al compimento del 35° anno di età.
Ovviamente ci sono da pagare anche le parcelle del commercialista che vi terrà la contabilità che è più o meno di 600 euro (poi molto dipende dai post dove si vive).
Mi hanno fatto notare che ADSENSE di Google non fa la ritenuta d’acconto, quindi se non avete P:IVA non potete metterlo.
N.B.
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Io ho aperto la partita iva proprio perché non ho obbligo di versare contributi se non sul fatturato. Inoltre va specificato che per chi apre una P.I come professionista ci sono casse di previdenza destinate con ordini di contribuzione variabile. Io ad esempio che ho aperto come giornalista pèago all’Inpgi con obbligo di pagare il 10% di quello che ho fatturato durante l’anno precedente.
Grazie cara a questo punto non ti so dire perché, ma il mio commercialista assolutamente me lo sconsigliava…forse tenendo conto che per il momento rientro ancora nei 5000 euro lui pensa sia più conveniente fare semplicemente la ritenuta d’acconto.