Nessuno sa di noi

Questo romanzo di Simona Sparaco è davvero difficile ed è stato altamente masochista da parte mia intraprenderne la lettura al settimo mese di gravidanza, 3 giorni prima dell’ecografia di accrescimento di Mattia.

Si, perché la storia di Luce, Pietro e del piccolo Lorenzo inizia proprio con questa ecografia dalla quale risulterà una gravissima anomalia scheletrica che getterà i protagonisti in un baratro fatto di dolore, scelte impossibili, amore e buio.

“Nessuno sa di noi” è una storia forte e toccante, struggente e passionale; una di quelle storie che sai, conosci, “capitano”, ma che difficilmente vengono affrontate, perché la morte di un bambino prima di nascere o appena dopo è un dolore sordo, muto, cieco. È un dolore di cui in pochi parlano, un dolore che spesso non viene riconosciuto.

 

Luce, la protagonista, è una donna normale, intelligente, affermata, con problematiche familiari comuni, ma con una lucidità d’anima e di spirito che la rendono forte e coraggiosa. Fino a che non deve abbandonare il suo bambino, fino a che i suoi sogni vengono abbattuti.

Non so se è necessario essere madri per capire lo strazio del passaggio da una pancia scalciante ad un utero-tomba, pesante e irriconoscibile. Ma so che è terribile ad ogni pagina la sensazione di ingiustizia di un evento di questo tipo. Mia nonna diceva sempre quanto per lei fosse stato innaturale seguire la tomba dei propri figli. Niente di più vero: impossibile non assentire di fronte a questa affermazione. Ma, altrettanto atroce e’ partorire un figlio muto che non crescerà, non respirerà, non vivrà. Eppure è tuo figlio e lo ami come tale. A questo si aggiunge il giudizio popolare che raramente riconosce l’entità del tuo dolore.

 

Eppure, come accade a Luce, si sopravvive e si trova la strada per ricominciare a vivere, lentamente o all’improvviso. Diverse, segnate, ma vive e pronte ad andare avanti. E in questo l’amore e la condivisione di chi hai accanto fa la differenza.

Il libro è davvero bello e intenso: affronta un argomento atroce con crudezza e passione, senza nascondere nulla, facendoti sentire male. Sono felice di averlo letto, anche in questo momento: l’atteggiamento struzzo non ha mai fatto per me. Inoltre, ritengo che il romanzo dia finalmente voce a un dolore nascosto, silenzioso, non riconosciuto. Ciò che mi auguro è che la sua diffusione aiuti a far capire questa sofferenza agli antiabortisti e a coloro che non considerano che feti i bambini che teniamo dentro di noi.

 

Un estratto che dice tutto:

 

” Una leggenda vuole che i bambini, nel liquido amniotico siano onniscienti: che conoscano il passato, il presente, il futuro, e tutto quel che c’è da sapere. Le lingue, le tradizioni, i mestieri, i pericoli, le avventure, la vita. Ma poi, si narra, nell’istante esatto del parto, un angelo cancella al neonato il ricordo di ciò che ha appreso per diritto divino. Lo sforzo di espulsione dal corpo della madre implica una caduta metafisica, costringe a dimenticare, e la rottura delle acque apre il varco che subito dietro si richiude. Così, in un unico salto nel mondo, si azzera l’infinita sapienza accumulata nel ventre materno.

È una leggenda, un mito, una teoria filosofica. È una spiegazione. Del dialogo che in sette mesi ho intessuto con mio figlio. Da quando ho cominciato a parlargli, l’ho fatto come se stessi interpellando un essere senza tempo, che avrebbe potuto comprendere, in modo intuitivo e assoluto, l’intima natura dei miei pensieri. Come se non abitasse, soltanto nel corpo, ma anche nell’anima. È ora che al posto dei suoi piccoli calci, che spesso consideravo risposte, c’è solo un ammasso di carne immobile, mi sforzò di azzerare anch’io tutto ciò che ho imparato, e di ricominciare da capo il lento cammino verso la conoscenza.”

 

Serena Chiarion

16 commenti su “Nessuno sa di noi”

  1. La tua recensione è molto toccante. Hai avuto coraggio davvero a leggere questo libro proprio in quel momento. In questo periodo, anche se mi rendo conto che non sempre è giusto così (e terrò presente il libro per il futuro), preferisco crogiolarmi un po’ nell’atteggiamento da struzzo…
    A presto!!

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      • io l’ho letto dopo aver avuto ben 2 aborti terapeutici…per la prima volta mi sono confrontata con qualcuno che ha vissuto tutto quello ho vissuto io…è stata come una seduta in psicanalisi che dopo sei mesi ha risvegliato il dolore ma anche la voglia di riprovarci…lo devo a me a mio marito e a mia figlia..e agli altri 2 figli che nn ho con me

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  2. In effetti, io non so se avrei avuto la voglia di leggerlo proprio in quel preciso momento, è un tema così doloroso che costringe a tirar fuori risorse ed emozioni forti. Venire a patti con una tragedia simile è un’impresa difficile. Recensione molto bella e accurata. Grazie di averla condivisa!

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    • anche io probabilmente non ci sarei riuscita, forse l’avrei letto solo se mi fossi trovata nella stessa situazione della protagonista del libro.

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