Inserimento all’asilo: una “normale” fase della crescita

Quando inizi il percorso di inserimento all’asilo del tuo bambino sei emozionata e preoccupata. Emozionata perché e’ un grosso cambiamento, nella vita tua e di tuo figlio; preoccupata per un milione di motivi, ma, sostanzialmente, perché e’ un’esperienza ignota che non sai cosa ti riserverà.

Le esperienze di altre madri che hanno già’ affrontato il distacco si ammassano nella tua testa: c’e’ quella il cui bimbo non ha mai pianto, quella che ha affrontato due mesi tragici con lacrime di disperazione ogni mattina, quella che ha dovuto affrontare la crisi mesi dopo… Tutte ti dicono che “e’ normale” e tu ti rassicuri.

Ma, dentro di te, pensi: andrà bene, Pietro e’ un bambino socievole, affettuoso, collaborativo…

 

Poi, arriva il giorno in cui devi iniziare e pare tutto facile: ovvio che in una stanza piena di giochi e la mamma sempre a disposizione, tuo figlio si senta in paradiso. Dopo un paio di giorni inizi ad allontanarti, anche se per poco, magari un’ oretta. E stai li’, fuori, sugli scalini della scuola, a parlare con altre cinque madri che affrontano la tua stessa esperienza, tutte diverse, tutte uguali. Poi, scopri che tuo figlio ti ha cercato, ha pianto… Allora vai a casa con lui e continui a pensare: e’ tutto “normale”. E questo accade per giorni. Pianti normali, strilli normali.

 

Porti tuo figlio ogni mattina in quell’edificio e lo vedi piangere e gridare “Mammaaaaaa!” ogni volta. Ma le educatrici ti dicono che si calma, che poi e’ sereno… Quando lo vai a prendere e’ tranquillo, felice di vederti e raccontarti quello che ha fatto. Insomma, e’ tutto normale, no? E ti dicono che l’inserimento e’ finito perché lui si fa consolare, quindi va bene. Io chiedo quando finisce l’inserimento delle mamme: ridono tutte… Ma io lo volevo sapere davvero.

 

Dal punto di vista strettamente pratico e razionale so che e’ tutto vero, ma mi da fastidio, come sempre, il termine “normale”: la normalità, dal mio punto di vista, dovrebbe prevedere una sorta di muta accettazione, pacifica e tranquilla. Invece io, tranquilla, non lo sono affatto: Pietro piange al mattino, io al pomeriggio. Mi ripeto che passera’, che lui e’ felice, che le lacrime sono uno sfogo, che deve stare coi bambini, che dobbiamo separarci per il bene di entrambi… Ma il mio cervello non smette di pensare a mille soluzioni alternative per smettere di sentire quel “Mammaaaaaa” ogni mattina.

 

Poi, un giorno, accompagni tuo figlio, come sempre rassegnata a quei terribili 10 secondi di saluto, e vedi venirgli incontro un altro bimbo che gli da una macchinina. E non esistono piu’ lacrime, solo il tuo bimbo che corre via da te sorridendo, dimenticandosi completamente di avere una madre. E la gioia che provi nel vederti ignorare e’ così grande che ti fa davvero capire cosa voglia dire amare lui prima di te stessa.

 

Forse e’ vero che e’ normale che tuo figlio pianga quando si separa da te, nel senso lato del termine, nel senso in cui piu’ comunemente viene utilizzato. Ma vi dirò, ancora piu’ normale e’ soffrire come cani nel vederlo accadere; ed e’ meravigliosamente giusto sentirsi in colpa, analizzare, soffrire per quelle lacrime che siamo costrette a vedere e sopportare, sempre sorridendo. Ci sono mamme che piangono fuori dalla scuola; altre a casa, come la sottoscritta; altre che insultano i mariti “che non possono capire”; altre che fanno le dure; altre che ci scherzano…

 

Tutto, vi assicuro, e’ assolutamente normale!

 

Serena Chiarion

 

3 commenti su “Inserimento all’asilo: una “normale” fase della crescita”

  1. Il mio andrà alla materna gennaio prossimo…ti dico solo che sto sentendo i silenzi che riempiranno casa dalle 8.00 alle 16.00
    Però…anche se fa un po’ male…sì, è tutto normale 🙂
    Un abbraccio..

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  2. Serena, tesoro, in questo post ci sono Gaia e Pietro..ci siamo io e te..le ns lacrime e le loro, le ns ore in attesa di riabbracciarli..e tanto altro..
    E’ bellissimo!
    Normale, sì tutto davvero normale, ma fa male lo stesso, eppure tanto..

    Grazie..

    Dalma

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  3. Second ha passato un intero anno a mettersi lo zainetto sulle spalle perché voleva andare a scuola, (vedeva First che se ne andava tutto il giorno contento) poi quando é stato finalmente il suo turno ha pianto per tutto l’anno che non ci voleva andare o_0

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