È uscito per i tipi della casa editrice Sonda “Basta compiti. Non è così che si impara”, un saggio di Maurizio Parodi. Le ragioni dell’autore per una sana riflessione sul significato di questa prassi.
Mi ha colpito che un insegnante sia contrario a fare i compiti a casa, ance se io sono assolutamente daccordo ed é il motivo per cui ho iscritto First alla scuola con l’orario lungo, perché credo che l’insegnante abbia bisogno di capire cosa realmente abbiano acquisito della spiegazione gli alunni. Se a casa lo aiuto io, o addirittura mi sostituisco a lui, cosa capirà l’insegannte e cosa imparerà il mio bambino?
Sui compiti delle vacanze sono perplessa perché tre mesi di vacanza sono davvero tanti e un pò di ripasso non credo faccia male, forse sbagliano in questo caso le famiglie a farne un affare di stato e a rovinare le vacanze ai ragazzi con i famigerati compiti. Comunque quest’anno cominceremo anche noi la scuola elementare e vi farò sapere come andrà a finire 😀
La trama:
È normale che gli insegnanti diano i compiti a casa, ma non è sensato; da qui l’appello Basta compiti! rivolto a genitori, insegnanti, studenti, con cui questo saggio si oppone a una delle più inveterate consuetudini scolastiche, tanto più indiscussa proprio perché immotivata, scontata.
I compiti a casa sono sempre problematici: sia per gli studenti – e le loro famiglie – che li vivono come un obbligo fastidioso, che per gli insegnanti che li devono preparare e assegnare.
Maurizio Parodi, dirigente scolastico e pedagogo, spiega perché si danno, come si fanno, quali effetti producono, quanto sono inefficaci e dannosi. Compito principale della scuola, infatti, non è «punire» gli studenti oberandoli di lavoro anche fuori dalle aule, bensì insegnare il giusto metodo di studio per imparare con profitto e far emergere la personalità di ciascuno di loro.
Il saggio è arricchito dai contributi di Corrado Augias e dei docenti di tutta Italia, che si sono incontrati on line sul network Ning dando vita a un vivace e originale dibattito, La scuola che funziona, di cui vengono riportati gli spunti più illuminanti; dall’analisi delle teorie di Antoine de La Garanderie e Gianni Rodari sulle tecniche per favorire lo sviluppo cognitivo e meta cognitivo degli studenti, perfezionando il loro metodo di studio; da una «chiacchierata» con lo scrittore (ma prima ancora maestro elementare) Maurizio Maggiani su compiti a casa, educazione e futuro della scuola.
I compiti a cosa servono?
Non si sa.
Gli insegnanti non dicono (e nemmeno scrivono) perché danno i compiti a casa, e non si attrezzano per stabilire se l’impegno sia utile, in che senso lo sia, se sia questo il solo modo o il modo migliore, il più “economico” e razionale per ottenere i risultati (quali?) attesi.
La risposta che più frequentemente ricorre, nelle rare occasioni in cui qualcuno si provi a chiedere spiegazioni in merito, è fin troppo ovvia, quasi superflua: i compiti a casa servono allo studente per imparare a memorizzare i contenuti dell’insegnamento, a riferirli nel corso dell’interrogazione e impiegarli nella prova scritta, a strutturare logicamente le informazioni, a rielaborare i dati trasmessi durante la lezione o la lettura del manuale, per imparare ad applicare le conoscenze acquisite, a dimostrarne la padronanza, insomma per apprendere, costruire, sviluppare, perfezionare il metodo di studio.
Se così fosse dovrebbero essere svolti a scuola con il vigile, solerte contributo del docente, perché proprio questo è il “compito” principale della scuola, che non può essere delegato ad altri soggetti – sarebbe come dire che per insegnare la cosa più importante non è necessaria una preparazione professionale specifica (qualunque genitore si può sostituire all’insegnante) o che per imparare la cosa più importante lo studente non ha bisogno dell’insegnante (allora superfluo, inutile).
Come vengono assegnati?
I docenti operano nella reciproca ignoranza: ciascuno stabilisce i propri come fossero gli unici compiti da svolgere, senza curarsi di verificare quali e quanti altri compiti, assegnati dai colleghi, si dovranno svolgere nella stessa giornata, con il risultato di costringere per interi pomeriggi (e anche serate) a un impegno estenuante , capita non di rado, che i genitori si sostituiscano, non solo ai docenti ma anche ai figli nell’adempimento degli obblighi “domestici”.
Per giunta, l’offerta formativa della scuola è assai povera, mutilata di fondamentali insegnamenti: l’educazione artistica, l’educazione musicale, l’educazione fisica… sono pressoché ignorate o malamente praticate, nonostante interessino dimensioni dell’essere (umano) imprescindibili. Da qui la necessità di svolgere attività formative (irrinunciabili) al di fuori della scuola, oltre gli orari delle lezioni, che richiedono tempo, energie, impegno, esercizio… e che si aggiungono ai compiti a casa o che dai compiti a casa sono impedite.
Come si fanno i compitit a casa?
I ragazzi che abbiano genitori premurosi e culturalmente attrezzati possono affrontare l’impegno domestico con serenità o minore insofferenza; ma per chi non trovi nelle figure parentali sostegno e sollecitudine, e magari ne debba subire la latitanza o, peggio, l’intemperanza, le difficoltà poste dallo svolgimento degli stessi compiti assumono ben altra consistenza; la fatica, spesso incomprensibile e frustrante, è molto più dolorosa.
Gli studenti che non hanno problemi svolgono regolarmente i compiti loro assegnati, e per questo la scuola li premia; gli studenti che invece hanno problemi (personali o familiari), quelli che della scuola avrebbero più bisogno, non fanno i compiti, li sbagliano, li fanno male, indisponendo i docenti che perciò li biasimano e redarguiscono, allontanando dal “sistema” proprio chi nel “sistema” potrebbe trovare l’unica opportunità di affermazione, affrancamento, promozione…
Ne ho parlato anche io nel mio blog, ricevendo tantissimi commenti interessanti e anche quello dell’autore!!! Un libro da leggere…
Assolutamente concordo con te cara Palmy
Interessante!!!!!
Anche io concordo sul fatto che i compiti a casa siano uno strazio x i bimbi e x i genitori!!!! Mio figlio (quest’anno iniziera’ la terza elementare) frequenta l’orario lungo e i compiti li ha avuti solo durante il weekend …..e vabbe’!!!!
Quest’anno invece li avra’ anche durante la settimana xche’ in terza e’ così……
E quindi mi chiedo: e lo sport?? E il gioco??? E passare del tempo con un amichetto, fratellino, sorellina o semplicemente con la mamma o i nonni…..quando lo troviamo???? Se e’ a scuola fino alle 16.30 e poi deve anche fare i compiti….che ne e’ della sua vita di bambino?????
Insomma….con me sfondi una porta aperta su questo argomento!!!!!!!!
credo sia il problema un pò di tutti 😉
Insegno alla scuole superiori e do i compiti, pochi ma voglio che siano fatti. Non credo che la globalità degli insegnanti non si interessi a ciò che fanno i colleghi (abbiamo un sacco di ore di riunioni per parlare anche di questo), nè tanto meno desiderano che i proprio alunni si chiudano in casa chini sui libri, anzi si auspica un’attività sportiva che permetta di sfogarsi, liberare la mente e di imparare a organizzare il tempo studio-gioco.
Credo nei compiti come metodologia per insegnare a confrontarsi con le difficoltà da soli.
Ovviamente non devono richiedere un tempo eccessivo. Poi però senti bambini che devono frequentare nell’ordine calcio (o un altro qualsiasi sport) e poi catechismo e la lezione di inglese, poi magari scout o teatro. A volte è anche la famiglia che riempie in maniera esagerata la vita di un bambino.
Di sicuro leggerò questo libro.
Ciao e grazie
guarda come ho detto First comincerà con i compiti quest’anno quindi non ho un’esperienza diretta però vedo le mie amiche e TUTTE si lamentano dei compiti e perseguitano i loro figli per farglieli fare sia in vacanza che durante l’hanno scolastico, quindi io non dico che non si debbano dare, però se tutti si lamentano forse qualcosa di vero c’è.
ovvio che non tutti gli insegnanti si comportano allo stesso modo, non era certo mia intenzione di fare di tutta l’erba un fascio 🙂
da bambina odiavo i compiti a casa, ore interminabili di analisi grammaticale o di equivalenze…ma ora mi rendo conto (anche da ex insegnante) che solo con l’esercizio a casa si fabbo propri e si fissano i concetti. prendo un esempio semplice ma secondo me importante: la lettura, per il mio primo figlio non è stato un problema e non abbiamo dovuto fare molto esercizio, con la seconda solo con l’esercizio costante è diventata scorrevole. I bambini frequentano il tempo pieno e dopo una giornata a scuola è pesante ricavare quella mezz’oretta per l’esercizio, ma ha portato i risultati. Non sono d’accordo sul fatto che devono essere i genitori a far fare i compiti ai figli, i genitori dovrebbero limitarsi a supportare nei momenti di incertezza e a dare qualche delucidazione, ma non sostituirsi.
per favore correggete quell’errore terrbile… “ha portato a rislutati” senz’acca, ho riletto solo dopo aver inviato
fatto 😉
guarda io te l’ho detto non ho esperienza diretta e Firts farà il tempo pieno, mi “dicono” che non porterà compiti a casa a parte un pò di lettura, non sò però sento tutte lamentarsi,anche io credo che i compiti non siano un problema, ma forse sono troppi e per le vacanze? in effetti se sono vacanze, dovrebbero essere senza compiti.
grazie Angela! sui compiti delle vacanze sono più possibilista anche se noi li abbiamo fatti tutti, certo è un po’ pesante convincere i bambini che d’estate devono eseguire anche i compiti, io ho fatto fare un paio di pagine al giorno saltando ovviamente i giorni di vacanza vera e propria e … ce l’abbiamo fatta. A detta delle maestre chi non fa nulla durante l’estate alla ripresa della scuola non ricorda nulla e poi bisogna passare un paio di mesi a recuperare. Purtroppo in classe di mio figlio ci sono bambini che non fanno mai i compiti e le maestre sono costrette a rallentare, a ripetere proprio perchè manca quel po’ di esercizio di consolidamento a casa. Le mamme dicono che i figli non hanno voglia e non li fanno (parliamo di seconda elementare), ovviamente tutto si ripercuote sull’andamento didattico dei bambini, per questo motivo ci sono bambini che già dalla seconda elementare sono invitatai a frequentare corsi di recupero, con un aggravio ulteriore delle ore a scuola… ma allora non è meglio far fare i compiti?
quindi immagino come si divertano i tuoi figli e gli altri bambini che hanno fatto i compiti a ripetere per altri due mesi le stesse cose !?!?! Sinceramente il libro non dà delle indicazioni su come sostituire i compiti con un altro metodo didattico. Bismama ha scritto che lei fà fare i compiti per le vacanze al figlio sullo smart phone, così non gli sembra di fare i compiti “veramente” e lo fà più volentieri, su questo ad esempio sono d’accordo credo che la scuola italiana si debba svecchiare un pò. I miei figli frequentano una scuola privata d’inglese e vedo come imparano bene l’inglese “giocando” loro si divertono ma la didattica non ne risente.
Infatti si annoiano, ma qs succede tutto l’anno perchè se non si studiano le tabelline a casa allora bisogna ripeterle in classe …:-)
la mia domanda è: ma non è che ci sono un po’ di mamme sfaticate? perchè si è pronte ad acompagnarli ad attività sportive, catechismo, ecc. e per la scuola no? sono polemica?
sicuramente la scuola si deve un po’ svecchiare, ma, a mio avviso, ci sono delle cose che vanno fatte in modo classico, come l’esercizio scritto, poi ben vengano gli esercizi sulle doppie o sugli articoli (ad esempio) fatti al pc o allo smartphone.
infatti un insegnante si lamentava proprio di questo che i ragazzi fanno troppe attività e poi sono stanchi per fare i compiti, non sò i miei fanno un sacco di cose, inglese e ballo First e inglese e piscina Second non sò come andrà a finire quest’anno che First deve anche studiare, vedremo….
vedrai che andrà tutto benissimo!!! in bocca al lupo a first e a tutti i bimbi che iniziano/tornano a scuola